IL BULINO E LA SGORBIA: xilografi italiani del primo Novecento

Xilografia italiana, 1903-1950 & Francesco Parisi xilografie, 2001-2015

Dal al 6 al 30 settembre 2015 (inaugurazione domenica 6 settembre alle ore 17.00) il Museo Adolfo De Carolis di Montefiore dell’Aso , e quindi a seguire dal 15 ottobre al 15 dicembre del medesimo anno, questa volta nella sede del Civico Museo di Arte Moderna di Anticoli Corrado, saranno ospitate in concomitanza due mostre che in qualche modo tracciano la storia della xilografia del Novecento e la sua attualità.

Layout 1Il primo percorso espositivo, Xilografia italiana, 1903-1950, presenta opere che tracciano, a partire da un doveroso omaggio ad Adolfo De Carolis, nato proprio a Montefiore e principale fautore della rinascenza xilografica negli ultimi anni dell’Ottocento, la storia di questa disciplina – la xilografia – che ha raggiunto nella prima metà del Novecento un livello elevatissimo, e forse non più eguagliabile, di qualità formale e diffusione.
In mostra sono presenti oltre a maestri indiscussi come Arturo Martini e Felice Casorati, tutti i più importanti xilografi del Novecento. Partendo dai grafismi liberty e neoclassici di Francesco Nonni, (mirabili le sue incisioni a colori) di Antonello Moroni e Gino Barbieri, si giunge agli espressionismi mitteleuropei di Lorenzo Viani, Benvenuto Disertori ed Emilio Mantelli – veri innovatori del segno xilografico – passando attraverso gli artisti della scuola sarda – cito solo Remo Branca e Mario Delitala – e ai lavori dei romani Duilio Cambellotti, Publio Morbiducci, di Italo Zetti e Diego Pettinelli, di Tranquillo Marangoni e infine dell’unica donna presente, la decarolisiana Ortensia Rossi Morici. La mostra curata da Stefano Papetti, sarà accompagnata dal un catalogo (Roma, Edizioni della Cometa) anch’esso a sua cura, che raccoglie, oltre alle illustrazioni e le schede di tutte le incisioni esposte, un saggio di Francesco Parisi, Xilografia e odio di sé che analizza con disincanto il ruolo e il destino di artisti spesso morti giovanissimi.

invito montefioreProprio a Francesco Parisi è dedicato il secondo percorso espositivo, Francesco Parisi xilografie, 2001-2015.
In un possibile dialogo tra attualità e tradizione, l’artista, storico dell’arte e docente di tecniche incisorie presso l’Accademia di Macerata nonché autore di numerosi studi monografici, egli si inserisce come ideale legame tra passato e presente. Fuggendo facili astrattismi e legandosi ai modelli che Xilografia italiana, 1903-1950 ci presenta, Parisi, che a torto si definisce passatista, pratica l’unica “avanguardia possibile” (Papetti), attraverso una maestria tecnica e un impegno difficile da trovare altrove, così come è subito evidente scorrendo anche solo superficialmente le opere esibite. I cicli esposti – per la gran parte essi sono ispirati dalle leggende ebraiche – ci mostrano, sotto la narrazione superficiale fatta di una figurazione gremita di immagini sensuali, un complesso intrico di simboli e segni che costringono a cercare risposte a quesiti appena suggeriti. Così nel ciclo di Shir Hashirim, in La cena segreta, oppure nelle incisioni proposte ad illustrare Proserpine di Charles Algernon Swinburne, è facile intuire i modelli a cui lo xilografo si rifà, riconducibili appunto agli esempi proposti nella mostra gemella o al simbolismo colto e raffinato di Ephraim E. Lilien e Frantisek Kupka.
Ancora una volta curato da Stefano Papetti, il catalogo (Roma, Edizioni della Cometa) che vanta una nota introduttiva del noto architetto Daniel Libeskind, analizza tra l’altro con uno scritto di Cesare Terracina il rapporto tra la religione, la cultura ebraica e il lavoro di Francesco Parisi. (COMUNICATO STAMPA)

 

IL BULINO E LA SGORBIA: xilografi italiani del primo Novecento

Questa rassegna dedicata agli xilografi italiani della prima metà del Novecento non poteva non esordire con un omaggio rivolto proprio ad Adolfo De Carolis il quale, sin dagli anni ’80 dell’Ottocento, si prodigò per ravvivare le sorti di una tecnica incisoria, la xilografia, che aveva avuto il suo momento di maggior fortuna nel Rinascimento: la riscoperta di questa antica forma d’arte è il frutto di una attenta indagine condotta da De Carolis non soltanto sui capolavori lasciati dai maggiori artisti di quella vivace stagione, da Durer a Girolamo da Carpi, ma anche sulla produzione popolare legata alla stampa di immagini devozionali e di almanacchi assai diffusi nelle campagna picene.

Adolfo de Carolis, xilografiaE’ ben nota la consuetudine del maestro di recarsi in bicicletta, in compagnia del pittore camerte Napoleone Parisani, a curiosare fra le bancarelle dei mercatini che settimanalmente si tenevano presso i maggiori centri del Piceno alla ricerca di motivi decorativi, di stoffe popolari, di incisioni sacre al fine di formare un repertorio di immagini da salvare dalla imminente distruzione della civiltà contadina decretata dall’avvio di un rapido processo di industrializzazione. […]

La tecnica xilografica è stata utilizzata da De Carolis per rappresentare una grande varietà di soggetti: inizialmente si è trattato soprattutto di autoritratti e di ritratti di familiari – la moglie Lina, le figlie – nei quali traspare una manifesta ammirazione per i modelli rinascimentali, come nel suo ritratto del 1904 in cui l’abbigliamento, l’impostazione della scritta e persino il modo di comporre il monogramma “ADK” richiamano precedenti dureriani. Si tratta di una immagine emblematica anche perché l’artista intende mostrare con grande evidenza il modo con il quale realizza le sue xilografie, utilizzando una semisfera di legno come supporto della lastra lignea, mente i bulini appoggiati sul tavolo in primo piano testimoniano la sua predilezione per i tratti sottili ed avvolgenti incisi sul legno di testa.
Di grande suggestione appaiono anche le numerose xilografie di soggetto mitologico nelle quali, spesso avvalendosi anche di raffinati accordi cromatici, De Carolis fa rivivere i miti del passato sulla scorta di un approccio nostalgico ed eroico che discende dalla lezione dannunziana. Non meno intrise di intenti celebrativi appaiono anche le xilografie dedicate ai temi popolari, ai pescatori dell’Adriatico, al lavoro dei campi ed alla devozione delle genti picene nelle quali i pescatori, i contadini e le donne del popolo vengono rappresentanti con la prestanza fisica michelangiolesca e la raffinatezza preraffaellita. In tutte queste opere si avverte un atteggiamento nostalgico nei confronti di un passato che lo sviluppo tecnologico del Novecento sembrava voler cancellare, livellando in modo omogeneo sia le consuetudini di vita che la produzione artistica. […]

Parisi, xilografiaSebbene l’euforia positivista dei primi anni del XX secolo potesse giustificare il tono aulico della produzione di De Carolis, il clima di inquietudine che caratterizza il secondo e il terzo decennio del Novecento ha trovato una sua più consona espressione nelle opere di Viani e di altri maestri xilografi che, esasperando con vigore il contrasto fra il bianco della carta ed il nero dell’inchiostro, hanno saputo interpretare un comune sentimento di angoscia e di paura.
Tecnicamente questo momento di passaggio è segnato dall’abbandono delle lastre xilografiche realizzate con il legno di testa a favore di supporti in legno di filo che, per la maggiore morbidezza delle trame, consente di realizzare incisioni più profonde e tratti di contorno più duri e marcati. Naturalmente questo cambiamento nella modalità di taglio del supporto ligneo comporta anche l’uso di utensili diversi rispetto al bulino ed infatti la sgorbia si afferma come lo strumento più adatto per incidere: ciò consente di ottenere delle immagini che sembrano attingere all’essenza stessa dell’arte primitiva, eludendo quel legame con il simbolismo decadente che ancora caratterizza le opere del De Carolis e che discende in larga misura dalla sua condivisione dell’edonismo dannunziano: gioverà ricordare che il letterato abruzzese nel suo romanzo considerato come il manifesto dell’estetismo, Il piacere, aveva delineato la figura di un protagonista appassionato di tecniche incisorie, sostenitore convinto dell’esemplare unico in evidente contrapposizione alla serialità connessa alla riproduzione a stampa. […]

Francesco Parisi guarda a questo contesto con l’interesse dello studioso e con la passione dell’artista; le sue xilografie propongono temi di alto contenuto morale e lo fanno utilizzando una tecnica che esprime l’amore per il passato, soprattutto per l’opera di Adolfo De Carolis. Non è dunque un caso che questa mostra prenda avvio proprio da Montefiore sull’Aso, nelle sale espositive del Polo di San Francesco, a pochi metri di distanza dagli ambienti che ospitano un’affascinante raccolta di disegni, bozzetti, xilografie e matrici dell’amato Adolfo.

Stefano Papetti

Lascia un commento